LA PROPOSTA – Anche a Torino si parla della raccolta rifiuti porta a porta “spinto”


TORINO – Il nuovo sistema, se finanziato, potrebbe esordire in città a partire dal prossimo anno. La comunicazione è stata data da Amiat in commissione Ambiente del Comune. Riguarderà inizialmente i quartieri cittadini di Santa Rita, San Salvario e Vanchiglia.

2di G. D’A.

Eliminazione dei bidoni in strada, raccolta diretta dei rifiuti presso le abitazioni e tariffe puntuali da applicare ai cittadini su quanta immondizia effettivamente producono. Queste le principali novità della cosiddetta raccolta porta a porta “spinto” elaborata da Amiat e presentata in commissione Ambiente del Comune. La proposta dovrebbe riguardare in un prossimo futuro 18 mila abitanti del quartiere Santa Rita, 26 mila di San Salvario e 24 mila di Vanchiglia. L’obiettivo, come hanno spiegato i vertici dell’azienda, è di estendere la raccolta differenziata un zone nuove del capoluogo, sperimentando nello stesso tempo modalità più economiche di lavoro.

Il progetto cittadino del porta a porta “spinto”, già applicato in altri comuni della penisola con risultati eccellenti, si inserisce nel Programma quinquennale 2014 – 2018 approvato da Comune e Provincia di Torino due anni fa e dovrebbe usufruire di contributi da parte della Città Metropolitana, pari a 1,2 milioni di euro.  Tale finanziamento, però, coprirebbe solo i costi di progettazione e allestimento del nuovo sistema, mentre per la sua gestione occorrerà trovare altre risorse nel bilancio comunale. Un elemento questo che sta creando dubbi e perplessità tra chi governa la Città. Le decisioni finali su questa proposta, ad ogni modo, saranno prese entro l’anno. Il fine di tutta l’operazione è raggiungere una percentuale di raccolta differenziata a Torino del 50% entro il 2018 (oggi siamo al 42%).

 RACCOLTA PORTA A PORTA “SPINTO” – Si tratta di un sistema di raccolta domiciliare, per tutte le tipologie di rifiuto, che responsabilizza la singola utenza al corretto conferimento dei propri rifiuti, e consente una tariffazione puntuale che premia chi ne produce meno. Il modello prevede sei contenitori di diversi colori per altrettante tipologie, una tariffa con quota fissa ed una variabile che cresce con l’aumentare degli svuotamenti del contenitore del secco non riciclabile. Al momento della raccolta, l’operatore legge il transponder applicato al contenitore e registra lo svuotamento, potendo così misurare correttamente l’effettiva produzione del rifiuti. Nelle realtà che già sperimentano questo sistema i costi pro capite per utenza sono mediamente inferiori a quelli della tradizionale raccolta stradale. Questa diminuzione di costo è correlata alla minore produzione di rifiuti, alla conseguente riduzione delle frequenze di raccolta e ai maggiori introiti proveniente dalla rivendita dei materiali in virtù di una migliore qualità di raccolta. La scomparsa dei cassonetti da strada, inoltre, contribuisce a migliorare il decoro urbano eliminando definitivamente gli accumuli di rifiuti nelle isole ecologiche o, peggio, in strada, disincentivando le pratiche illegali legate all’abbandoni dei rifiuti.


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Giovanni D'Amelio