San Francesco: in arrivo, forse, un’area cani


cani-giocanoSe sarà individuato il luogo. lo spazio di sgambatura dovrebbe vedere la luce il prossimo anno. Contro la neospora caninum, il batterio che provoca l’aborto nelle bovine, non è necessaria un’ordinanza.

di Cristiano Cravero

San Francesco al Campo – Nel 2017 forse vedremo nascere la prima area di sgambamento cani della cittadina. Infatti nell’ultimo Consiglio Comunale, l’assemblea ha approvato all’unanimità la mozione della minoranza presentata dal Movimento 5 Stelle per l’istituzione di una zona recintata dedicata agli amici a quattro zampe. Dopo la lettura del documento da parte del consigliere Matteo Valente, è intervenuto il collega di maggioranza Dario Barbiso: “Siamo favorevoli e da tempo che cerchiamo d’individuare il luogo dove crearla. Si è interpellata la sezione locale della LIDA, la Lega Italiana dei Diritti dell’Animale, la quale ha ricordato che occorre seguire la normativa vigente per istituire le zone dedicate ai cani. Presto convocheremo una riunione per discuterne”.

Dario Barbisio

Dario Barbisio

Quindi Barbiso è ritornato sulla questione riguardante la neospora caninum, il batterio che provoca l’aborto nelle bovine: “Emanare un’ordinanza per vietare la circolazione dei cani nei campi coltivati a foraggio sarebbe stato illegittimo perché occorre delimitare con una siepe o un fossato e apporre dei cartelli di divieto d’ accesso. Così, dopo che gli agricoltori hanno fatto svolgere le dovute analisi sui feti, è emerso un problema e si è diramato un comunicato”. L’interdizione del miglior amico dell’uomo nei campi non ha risparmiato l’osservazione del capogruppo del PD Giovanna Colombatto: “Non tutti i cani sono portatori di questi ovociti. Il batterio si libera quando il cane mangia carne cruda o la placenta degli animali. Le mucche, mangiando frumento infetto, lo assumono e lo trasmettono ai vitelli. Se quest’ultimi sopravvivono diventano sieropositivi. Non esistono vaccini. I cani urbani, secondo le statistiche, arrecano meno rischio, mentre quelli delle cascine hanno più probabilità di trasmettere il parassita alle bovine”.  Ha concluso Barbiso: “I cani di cascina sono stati analizzati e non si è trovato nulla di preoccupante”.


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Giovanni D'Amelio