Particolare il discorso del sindaco Marsaglia che, rivolgendo ai giornalisti, ha ricordato loro di dare “notizie verificate”. Nella stessa giornata, l’ANPI locale ha anche promosso – in collaborazione con l’UniTre – la visione del docu-film “L’armadio della Vergogna”.
di Giada Rapa
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Sotto la struttura coperta del Palatenda “Teresa Noce”, sabato 1° febbraio si è tenuta – esattamente a 80 anni di distanza – la commemorazione dell‘eccidio di Piazza Mensa promosso dall’ANPI Caselle Mappano Sezione “Santina Gregoris”, figura ricordata all’inizio della manifestazione dalla presidente Giusy Chieregatti insieme a quella di Piero Martin.
“Più che una rappresaglia, un atto di vendetta rabbiosa dei fascisti” ha sottolineato Marta Rabacchi, vicepresidente dell’ANPI Provinciale di Torino, durante sua orazione ufficiale nella quale ha ricordato anche gli 80 anni dalla liberazione del Campo di Concentramento di Auschwitz e i nomi dei cinque giovani partigiani uccisi quel tragico 1° febbraio 1945. Luigi Caffiero di 22 anni; Antonio Garbolino di 18 anni – in più giovane – Andrea Mensa di 36 anni; Adolfo Praiotto di 29 anni e Mario Tamietti di 38 anni: “Cinque protagonisti della Resistenza di età e di professioni differenti e forse anche di credo politico diverso, accomunati dalla volontà di resistere e di liberare l’Italia dal fascismo e dall’esercito del Terzo Reich” ha espresso ancora Rabacchi. Un po’ particolare il discorso del primo cittadino Giuseppe Marsaglia, che dopo aver espresso preoccupazione per la precaria situazione democratica a livello mondiale e la crescita dei movimenti neonazisti in Europa – ricordando che la responsabilità di certe derive ricade in particolare su chi fa politica – ha confessato di non avere un buon rapporto con i media, invitando i giornalisti a dare “notizie verificate”. Presenti anche i rappresentanti del Consiglio Comunale dei Ragazzi e delle Ragazze della città, che hanno letto una breve serie di riflessioni.
Nel pomeriggio, presso Sala Cervi, l’ANPI locale, in collaborazione con l’UniTre, ha organizzato la visione del docu-film “L’Armadio della Vergogna” di Daniele Biacchessi, riferimento “all’armadio rinvenuto nel 1994 in un locale di Palazzo Cesi-Gaddi a Roma, nel quale erano contenuti 695 dossier d’inchiesta riguardanti il periodo della Seconda Guerra Mondiale. Tra i documenti, anche un promemoria intitolato Atrocità in Italia, frutto della raccolta delle testimonianze e dei risultati dei primi accertamenti sui casi di violenze da parte dei nazifascisti” come introdotto da Chieregatti. Il film ha ripercorso attraverso immagini storiche dell’Archivio Audiovisivo del Movimento Operaio e Democratico, i tragici eventi di Sant’Anna di Stazzema e Marzabotto-Montesole, con riprese di Paolo Di Nicola e Alex Pierro, e di centinaia di altri eccidi archiviati dal 14 gennaio 1960.
A conclusione della proiezione, la professoressa Nadia Gaiottino ha letto alcuni brani tratti dal libro di Franco Giustolisi – partendo dalla prefazione di Gian Carlo Caselli – sull’armadio della memoria, mentre i giovani dell’ANPI locale – Ludovico, Deborah e Giulia – sono intervenuti con una serie di riflessioni sulla tematica, perché “abbiamo il dovere morale di non essere complici”. Particolarmente intenso e commovente l’intervento di Maddalena Forneris, presidente dell’ANPI di Borgo San Dalmazzo e vicepresidente dell’ANPI Provinciale di Cuneo, ricordando che i piccoli eddici compongono un mosaico grande. “Ricordare Stazzema e Marzabotto fa male al cuore, perché io non so come chiederò scusa a chi ha avuto questo danno. Se noi non ne facciamo memoria, chi dopo di noi potrà farlo?” ha commentato, evidenziando che la Resistenza si fa tutti i giorni. E che quando si incontra la foto di un partigiano nei pressi di un cippo, bisogna avere ben chiaro che quel partigiano è morto per la nostra libertà.