IL CASO – I Medici di base nella seconda ondata della pandemia: “Ci hanno lasciati soli”


Critico il dottor Stefano Dinatale di Caselle che parla eccessiva burocrazia nella procedura dei tamponi e nella distribuzione del vaccino antinfluenzale, ma anche del malfunzionamento della piattaforma Covid-19.

di Giada Rapa

Nell’occhio del ciclone dall’inizio della pandemia, oggi i medici di base sono spesso messi sotto accusa per la gestione dell’emergenza provocata dalla diffusione del Covid-19, soprattutto per quanto riguarda la richiesta di effettuare tamponi al fine di verificare la positività o la negatività al virus. Tuttavia, come spiega Stefano Dinatale, medico di base di Caselle, la sua categoria in tal senso può fare ben poco, se non inoltrare richiesta tramite un’apposita piattaforma che “non funziona esattamente nel migliore dei modi”. Il dottore si lamenta anche dello scarso approvvigionamento dei vaccini antinfluenzali, in netto contrasto con quanto affermato dall’assessore alla Sanità piemontese Luigi Genesio Icardi. “Anche in questa seconda ondata, noi medici di famiglia siamo stati lasciati soli” commenta tristemente Dinatale. “Siamo costretti a carichi di lavoro no stop, 12 ore al giorno. Il che può anche andarci bene, ma almeno vorremmo poter avere dei sistemi efficienti intorno a noi. Stiamo facendo una guerra a mani nude e non a caso il numero di medici malati è tornato a salire vertiginosamente. Se crolliamo noi, crolla tutto”.

LA PROCEDURA PER I TAMPONI – “In caso di sospetto Covid, il medico di famiglia deve segnalare il paziente sull’apposita piattaforma e, compatibilmente con il corretto funzionamento della stessa, può fornirgli anche direttamente un appuntamento per evitare le lunghissime code in uno degli hot spot disponibili. Il paziente si recherà quindi su appuntamento a Lanzo o a Settimo, per quanto riguarda il nostro distretto, dove verrà sottoposto al test. Dopo due giorni il Medico di Famiglia potrà visionare l’esito: in caso di positività il paziente rimarrà in quarantena per 14 giorni e fino a quando non risulterà negativo al tampone di controllo. Inoltre il paziente positivo dovrà avvisare i suoi contatti stretti dei giorni precedenti i quali, se sintomatici da almeno tre giorni, dovranno a loro volta sottoporsi a tampone”, spiega Dinatale, sottolineando anche il sistema di prenotazione dei tamponi, attivo da pochi giorni, ha già dato non pochi problemi. “Anche la piattaforma Covid funziona a singhiozzo: ciò vuol dire non poter caricare in tempo utile i pazienti che necessitano di tampone e non poter visualizzare l’esito dei tamponi già effettuati”.

LA SITUAZIONE DEI VACCINI ANTINFLUENZALI – “È inaccettabile che, proprio quest’anno in piena pandemia, non ci vengano forniti i vaccini antinfluenzali in tempi ragionevoli. Ho richiesto la mia seconda tranche di vaccini martedì 27 ottobre ed è arrivata soltanto giovedì 5 novembre. Questo significa prima di tutto mettere a rischio la popolazione anziana, senza contare che comporta un carico di lavoro aggiuntivo anche per noi, in quanto ogni giorno sono decine le telefonate e le e-mail di pazienti che vogliono prenotarsi e ai quali non possiamo dare certezze”.

QUALI POSSIBILI SOLUZIONI? – Per Dinatale la soluzione è semplice: i medici di famiglia dovrebbero semplicemente continuare a fare i medici, visitando i pazienti, occupandosi di diagnosi e terapie, senza però -per esempio- occuparsi della prenotazione dei tamponi. “Per lavorare meglio avremmo bisogno di snellire la burocrazia, di avere portali online efficienti, di avere i vaccini nei tempi previsti e non settimane dopo. Ma soprattutto, come ultimo punto di fondamentale importanza, di avere i con continuità i dispositivi di protezione individuale, per lavorare in sicurezza e conseguentemente proteggere i nostri assistiti”.

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