La storia vera di una giovane maestra, al primo incarico nel 1920, raccontata dalla penna di Laura Graziana grazie al ritrovamento di uno dei suoi diari.
di Giada Rapa
Caselle – Secondo e ultimo appuntamento -molto partecipato- della rassegna culturale “Donna e scrittura: singolare femminile” promosso dall’assessorato alla cultura nella persona di Erica Santoro e della Biblioteca Civica nella persona della Responsabile Tiziana Ferrettino.
“Grazie per essere qui -ha introdotto l’assessora- non è usuale vedere una sala così piena di persone alla presentazione di un libro. Sono particolarmente orgogliosa di questa rassegna, innanzitutto perché le autrici sono casellesi, ma soprattutto perché dimostriamo che la cultura si può fare anche nelle piccole città.Il romanzo di oggi è particolarmente interessante anche per il tema trattato, ovvero quello di una figura che ora più che mai diventa fondamentale nella nostra società: la maestra. Una maestra che non si limita a scrivere su una lavagna, ma che va oltre, creando un collegamento emotivo con i suoi studenti. E che insegna a tutti noi che non contano i luoghi in cui si fanno le cose, ma la passione“.
Come spiegato dalla stessa autrice, Laura Graziano, il romanzo è basato sulla vera vita di Iole Girardis. “Giovanissima maestra alla sua prima esperienza, nel 1920, viene inviata da Torino nel paesino di Pragelato. Pensa di trovare una classe e materiale didattico, in realtà si troverà a insegnare in una stalla circondata da animali e da persone che dormono sui pagliericci. A questo punto Iole decide che tutto questo non va bene e decide di far sentire la sua voce. Viene spostata di stalla in stalla, fino a quando non decide di scrivere all’ispettore scolastico, che le darà l’idea di scioperare fino a quando non le verrà assegnata una classe vera e propria. Una classe che alla fine otterrà, anche se l’arrivo della bella stagione le porterà un’altra sfida: i bambini sono infatti richiesti nei campi. Iole rimarrà in attesa dei bambini per l’anno successivo, speranzosa, pur sapendo di non essere riuscita a far capire alle famiglie l’importanza dell’educazione”.
Una maestra “moderna”, una figura pedagogica molto avanti per il suo tempo, che non ha mai adottato punizioni corporali e che ha sempre cercato di valorizzare ogni bambino, capendo che cosa faceva scattare in loro l’amore e la voglia di imparare.