LA RIFLESSIONE – Maltrattamenti e abusi all’infanzia: arginare il fenomeno è possibile


Su tema, l’associazione Sinapsi di Borgaro sta lavorando per organizzare in zona un seminario formativo/informativo da proporre a insegnanti scolastici, educatori, istruttori e volontari che operano nel campo dei minori. Intervista alla psicologa Maria Pagano.

di Giovanni D’Amelio

Il convegno di Torino dello scorso 21 giugno )foto Consap Torino)

Il convegno di Torino dello scorso 21 giugno (foto Consap Torino)

I maltrattamenti e gli abusi all’infanzia sono fenomeni odiosi, spesso in primo piano sui telegiornali e quotidiani per i continui fatti di cronaca che si succedono. Per prevenire e contenere gli effetti di questi reati ci sono persone che operano per diffondere conoscenze a coloro che quotidianamente sono più a contatto con i minori, in maniera da renderli più attenti verso i disagi che gli stessi possono manifestare. La torinese Maria Pagano, quartiere San Salvario, è una di queste persone. Psicologa clinica con specifica formazione su maltrattamenti e abusi all’infanzia, Pagano è iscritta nell’elenco dei consulenti della Procura per ciò che concerne l’applicazione del concordato di Lanzarote, ovvero l’obbligo di presenza di uno psicologo durante le interviste a minori sospettati di essere vittime o autori di reato. Un compito importante svolto da Pagano è quello tenere corsi in tutta Italia (l’ultimo si è svolto a Torino il 21 giugno scorso) per fornire conoscenze importanti ai partecipanti di questi seminari, in buona parte personale delle forze dell’ordine, insegnanti scolastici, educatori, istruttori di attività sportive e volontari che operano nell’ambito di maltrattamento e abuso.

3Dottoressa Pagano, parliamo di dati. Quanto è esteso il fenomeno dei maltrattamenti e dell’abuso all’infanzia nelle nostre realtà? Purtroppo l’abuso ed il maltrattamento sui bambini sono fenomeni estremamente diffusi e riguardano molti più bambini di quanto si immagini. Purtroppo buona parte degli eventi delittuosi rimangono non denunciati a causa della peculiarità del problema. Si tenga conto che nella sola Europa 18 milioni di minori sono vittime di abusi e maltrattamenti, con oltre 800 decessi in un anno. Una ricerca di Terre des Hommes del 2013 (la più aggiornata di cui disponiamo attualmente) ha stimato che l’1% dei bambini è vittima di abusi. In Italia il fenomeno appare più diffuso nel nord del paese, ma semplicemente perché i servizi sociali sono capillarmente più diffusi sul territorio. Alla luce di tutto ciò e delle statistiche mondiali, possiamo affermare con certezza che almeno 4 bambini su cento sono vittime di abusi e maltrattamenti. L’abuso sessuale riguarda prevalentemente le bambine mentre i maltrattamenti riguardano quasi in egual misura i due sessi, ma generalmente colpiscono i bambini già in tenerissima età (anche neonatale).

Quali sono i segnali più evidenti che il bambino manifesta quando siamo in presenza di maltrattamenti e abusi? Il maltrattamento e l’abuso sessuale sono due fenomeni distinti tra loro. Mentre il maltrattamento fisico lascia evidenti segni sul corpo, l’abuso sessuale (spesso fatto di toccamenti, sfioramenti o carezze), sovente non lascia alcun segno e quindi l’individuazione è estremamente complessa. Il bambino può mostrare segni di regressione, inquietudine, disturbi alimentari, disturbi del sonno, avversione verso un adulto ed altri sintomi facilmente accomunabili ad altre situazione di disagio che lo stesso può vivere (separazione dei genitori, difficoltà di adattamento ecc.). generalmente una sessualizzazione non consona all’età può essere un buon indicatore che può essere espresso in forma di gioco, di elaborato grafico o scritto o di autoerotismo compulsivo. Certamente la valutazione di un abuso sessuale richiede un’osservazione ed un’analisi multidisciplinare del caso onde evitare conclusioni affrettate e dannose sia per il bambino sia per il sospetto autore di reato.

3Recentemente, su questo argomento lei ha tenuto un seminario a Torino. In generale, chi partecipa a questi incontri? Soprattutto professionisti provenienti da diverse realtà formative (appartenenti alle forze dell’ordine, volontari, educatori, insegnanti ecc.) a dimostrazione che l’esigenza formativa esiste e spesso chi si trova di fronte ad un sospetto caso di abuso deve affrontare il carico emotivo della situazione e le difficoltà amministrativo-burocratiche senza un sostegno sufficiente o in assenza di procedure definite.

Quali sono le domande più frequenti che le vengono rivolte? Principalmente i quesiti maggiori riguardano l’annoso problema legato al dubbio se e quando segnalare, cosa accade se a seguito della segnalazione emerge che non vi è realmente abuso, a chi rivolgersi in caso di fatica emotiva nell’affrontare l’iter previsto. Quindi è auspicabile che si pensi ad un progetto di formazione permanente e ad un sostegno agli operatori che si confrontano con questa delicata realtà, anche in maniera occasionale.

Sul territorio torinese pensa di presentare in futuro qualche progetto mirato su questo argomento? Ho in mente di proporre un progetto di formazione per gli insegnanti di qualsiasi grado che costituiscono un anello fondamentale nell’individuazione precoce dell’abuso e maltrattamento all’infanzia. Vorrei che il la formazione fosse obbligatoria e non lasciata alla libera iniziativa del professionista. Una formazione obbligatoria oltre a permettere l’individuazione precoce di casi di abuso, evita che venga attuata la “caccia all’orco” che spesso alcuni, nella massima buona fede, mettono in atto a causa di vissuti personali, magari non adeguatamente risolti o elaborati.


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Giovanni D'Amelio