L’adozione repentina dello smartworking nella maggior parte delle aziende italiane (e del mondo) ha fatto conoscere al grande pubblico uno strumento che in realtà esiste da molti anni. Come spesso accade però, la confusione sui termini e tra le varie accezioni di “lavoro da casa”, non aiuta a comprendere i diritti e i doveri di lavoratore e azienda, ma soprattutto le differenze tra le tipologie; cerchiamo quindi di fare un po’ di chiarezza.
di Claudio Fumaroli, addetto alle Risorse Umane e Volontario dello Sportello Lavoro Ciriè, Sala Emmaus via Braccini 4 Ciriè – labor.sanfra@gmail.com Facebook (@ LaborSanfra) Instagram (@ laborsanfra)
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Tele-lavoro: antesignano del “lavoro da casa”, prevede la possibilità del lavoratore di esercitare le proprie mansioni da una sede diversa rispetto all’ufficio (solitamente la propria abitazione) ma allestita con le stesse “comodità” dell’ufficio; il datore di lavoro è responsabile di assicurare le medesime condizioni lavorative (sedie, scrivanie, devices,…), pertanto ciò ha rappresentato il limite maggiore alla diffusione di questa modalità nel mercato del lavoro.
Remote-working: lavoro da “remoto”, significa sostanzialmente lavoro dalla propria abitazione, ma senza oneri di carattere “ambientale” per quanto riguarda il datore di lavoro: il lavoratore deve assicurare autonomamente la sicurezza del posto di lavoro; gli strumenti lavorativi (telefono, pc portatile,…) possono essere o dati dall’azienda oppure messi a disposizione da parte del lavoratore, in ogni caso, la sede di lavoro alternativa all’ufficio è il proprio domicilio, inteso come abitazione privata e gli orari (e le pause) sono i medesimi di quelli previsti nel contratto o nel regolamento aziendale.
Smart-working: letteralmente “lavoro intelligente” prevede la possibilità di effettuare la propria attività lavorativa in luoghi e tempi liberamente scelti dal lavoratore (es. stazioni, aeroporti, caffetterie,…), seppure con limiti e condizioni che possono essere concordati con il datore e descritti nell’Accordo (sottoscritto tra le parti). La valutazione e retribuzione dell’attività lavorativa avviene non sulla base dell’orario lavorativo (quantità) ma sul raggiungimento di obiettivi concordati con il proprio responsabile (qualità).
Lavoro Agile: si tratta di una diversa organizzazione del lavoro e gestione dei team, per cui tecnicamente non ha nulla a che fare con il lavoro da remoto (si possono adottare tecniche agile anche lavorando in ufficio); agile è un termine inglese, che prevede un processo ciclico di pianificazione, sviluppo, test e verifica per ogni attività (e micro-attività) finalizzato ad efficientare procedure e sistemi.
Il “lavoro da casa” ha quindi molte sfaccettature e diverse implicazioni professionali tuttavia, oltre alle differenze di merito, la vera “rivoluzione” è legata alla cultura del lavoro, che non viene più intesa come “quantità”, cioè più ore lavori più ti pago, ma come “qualità”, cioè maggiori e più importanti sono gli obiettivi da raggiungere, maggiore è la remunerazione che ti riconosco. Questo però pone una serie di problemi di carattere contrattuale e legislativo, nonché un’organizzazione aziendale molto strutturata e un sistema valutativo capace di essere trasparente ed equo.